Le analisi archeobotaniche dallo scavo archeologico di Albareto loc. Cà Nova

The study of archaeobotanical macro and microremains was based on six samples from SU 11, SU 12 (albeit almost sterile) and SU 13. Material was also taken from SU 13 and SU 11 to be radiometrically dated, and the resulting data are believed to be pertinent to the Early Bronze Age and the Iron Age respectively; however, no clear evidence is avail- able for the Middle Bronze Age. The site, located at 676 m asl, is on the boundary between the oak forest and the beech/fir forest. In the Early Bronze Age, pollen and NNPs analyses indicate a partly degraded oak forest with abundant hazel. Further away from the site were woods of conifers, beech, and birch. The charcoal fragments appear to derive from unstructured, extensive or re- peated fires. Microremains reveal wet environments with strong water fluctuations. Both micro and macroremains document limited anthropic activity. No crops were grown close to the site; few macroremains belong to cereals (perhaps naked wheat) and fruit like hazelnuts and possibly dogwood (Cornus mas). Pollen data suggest the cultivation of hemp. In the Iron Age, the site appears less forested, with a drastic decline in oak and hy- grophilous woodland. The greater variety of charcoal taxa confirms the fragmentation of the vegetation, forcing a more diversified collection. Silver fir pollen is present, perhaps overestimated. Substantial erosion and soil disturbance phenomena appear to be more mechanical than biological in origin, possibly related to fires. Wetland environments are reduced, hosting plants that are more adapted to respond to water stress. Human activities are indicated only by modest traces of possible cereal crops, not close to the site.

Lo studio dei macroresti e dei pollini si è basato su sei campionature di sedimento da US 11, US 12 (tuttavia quasi sterile) e US 13. Dai campioni da US 13 e US 11 si sono inoltre prelevati materiali da datare radiometricamente; sulla base delle date ottenute si ritiene che i quadri delineati siano pertinenti rispettivamente al Bronzo antico e all’età del Fer- ro. Non si dispone invece di evidenze per il Bronzo medio. Il sito, posto a 676 m slm, era al limite tra il querceto e la faggeta/ abetina. In relazione al Bronzo antico le analisi polliniche indicano un querceto in parte degradato, con abbon- dante nocciolo. Più lontani dal sito erano boschi di conifere, faggio e betulle. I carboni sembrano derivare da fuochi non strutturati, estesi o ripetuti. I pollini rivelano ambienti umidi con forti oscillazioni idriche (Cyperaceae, Typha/Sparganium, cannuccia di pa- lude, ontano). Sia il polline che i macroresti documentano limitata attività antropica. Eventuali colture di cereali non erano prossime al sito; esigui resti carpologici sono di cereali (forse frumento nudo) e frutta (nocciole e forse corniole). I dati pollinici sugge- riscono invece la coltivazione della canapa. Nell’età del Ferro il sito appare meno forestato, con un drastico calo del querceto e del bosco igrofilo. La maggiore varietà di specie nei carboni conferma il frantumarsi della ve- getazione, che obbliga alla raccolta più differenziata. Presenti, forse sovrastimati, pollini di abete bianco, la cui scomparsa, per cause complesse, avviene in tempi diversi in diversi siti dell’Appennino. Consistenti fenomeni erosivi e di rimaneggiamento del suolo sembrano più di origine meccanica che biologica, legati forse a incendi. Gli ambienti umidi si ridu- cono, ospitando vegetali più adattati a rispondere a stress idrici. Le attività umane sono indiziate solo da modestissime tracce di possibili colture cerealicole, non prossime al sito.